Tra dubbi sulla sicurezza e sfiducia degli utenti, come cambia il ruolo di Facebook nella strategia di marketing
Il 2018 si è rivelato un anno turbolento per i colossi del digitale, primo tra tutti Facebook. Dopo la tempesta scatenata dal caso Cambridge Analytica e il successivo crollo della fiducia nella percezione dei social, si è resa sempre più necessaria la costruzione di un quadro tecnico e normativo comune per la raccolta e l’utilizzo dei cosiddetti “Big Data”.
Ma cosa è cambiato davvero? Possiamo ancora avere fiducia nelle grandi società che gestiscono i nostri dati?
Facebook e i social network sono ormai parte integrante della nostra quotidianità, e costituiscono per molti professionisti e aziende un fondamentale strumento di lavoro e di promozione. Negli ultimi mesi, però, alcuni avvenimenti di attualità hanno portato un gran numero di utenti a rivedere le proprie abitudini “social” e farne un utilizzo più consapevole, prestando maggiore attenzione ai temi della sicurezza e della privacy.
La società di Zuckeberg è stata infatti protagonista di una controversa vicenda giudiziaria legata al caso “Cambridge Analytica”, in cui la scarsa regolamentazione nella gestione dei dati personali raccolti dalle app di terze parti, ha portato alcuni sviluppatori a farne un uso improprio. Gli utenti della piattaforma si sono sentiti poco tutelati da questa leggerezza, imperdonabile per un’azienda di tali dimensioni e importanza, che ha incrinato notevolmente il rapporto di fiducia verso Facebook e i social media nel complesso.
I provvedimenti presi dal colosso americano per arginare il danno sono stati tempestivi. Sul piano tecnico, l’intervento ha colmato il gap all’origine della manipolazione dei dati esercitata da Cambridge Analytica: più trasparenza e sicurezza per gli utenti – che possono controllare e decidere in ogni momento quali dati condividere con Facebook stesso e con le app di terze parti – più severità per gli sviluppatori di quei sistemi in grado di raccogliere una mole consistente di dati su cui basare i propri servizi.
Le opportunità offerte dal digitale continuano a rappresentare un investimento efficace e proficuo per le imprese?
I professionisti e le aziende che puntano su Facebook per la loro strategia di marketing online, però, non possono fare a meno di chiedersi: a fronte di una considerevole perdita di fiducia nei confronti dei social, è ancora opportuno (e vantaggioso) investire le proprie risorse in questi canali?
Per provare a rispondere, prendiamo in prestito un principio dalla filosofia giapponese: in ogni crisi esiste già un’opportunità di rifondazione. Ciò significa che, per sopravvivere, Facebook e gli altri giganti del social dovranno fare tesoro della lezione imparata ed evolversi per venire incontro alle rinnovate esigenze di aziende e utenti. Allo stesso tempo, anche i brand devono rivedere le proprie pratiche e strategie digitali con l’obiettivo di riconquistare la fiducia dei clienti.
È difficile prevedere gli sviluppi futuri di questo scenario in continua evoluzione, ma per il momento non è possibile ignorare l’enorme potenziale di Facebook.
Il social network è ancora uno strumento imprescindibile per le aziende che operano sul digitale, per la sua diffusione capillare e facilità di utilizzo.
Quello che le imprese possono fare è utilizzarlo in modo più etico e trasparente per (ri)costruire relazioni basate sulla fiducia, raccontare la propria storia, coinvolgere e interessare.
In sintesi: mettere le persone al centro della strategia di marketing.
I social media restano quindi il luogo privilegiato per favorire l’incontro e il dialogo tra consumatori e brand, ma a questi ultimi spetta il compito di vigilare sull’operato dei colossi del digitale per tutelare gli interessi e la sicurezza dei propri clienti.
Diventa fondamentale, per un’azienda, affidare la comunicazione sui social network a professionisti del settore, che sappiano muoversi agilmente in questo delicato contesto e garantire elevati standard di qualità.
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